Ecco come sarà abbattuto l’Ecomostro di Alimuri
La campagna per la difesa del paesaggio messa in campo dall’Amministrazione comunale di Vico Equense, guidata del sindaco Gennaro Cinque, segna una tappa decisiva: la presentazione del progetto che spazzerà via 18 mila metri cubi di cemento dell’Alimuri, che deturpano una delle spiagge più belle della Penisola sorrentina.
L’abbattimento è previsto per il 30 novembre, come annunciano il sindaco, il vice sindaco Benedetto Migliaccio e l’assessore ai Lavori pubblici Antonio Elefante, nel corso della conferenza stampa di presentazione del progetto di demolizione dell’immobile. A rilevare l’illegittimità della costruzione è stato l’Assessore Elefante, che sin dall’inizio del suo insediamento, si è occupato, con una delega specifica, del manufatto che da decenni deturpa il litorale vicano al confine con Meta.
“Credo – commenta Antonio Elefante – che la demolizione dell’Alimuri non debba avere alcun colore politico o di parte; non è la vittoria degli ambientalisti, né quella dei costruttori pentiti, ma è semplicemente il successo di tutti quelli che credono nei valori dello sviluppo sostenibile”.
La tormentata storia dell’ecomostro di Alimuri, comincia mezzo secolo fa: “Era il 23 novembre del 1963 quando – ricorda l’assessore – il Soprintendente di Napoli rilasciava l’autorizzazione ambientale per realizzare una costruzione sul mare, nella Baia di Alimuri del Comune di Vico Equense”.
Cento camere, piscina olimpionica, minigolf. Nel 1967 la licenza fu poi ridimensionata a cinquanta vani più accessori per un’altezza massima di cinque piani. Quattro anni più tardi, nel 1971, la Soprintendenza ordinò la sospensione dei lavori, ma un successivo ricorso, proposto dal titolare della licenza, fu accolto. Nel 1976 fu la Regione Campania ad annullare le licenze rilasciate dal Comune perché in contrasto con il Programma di fabbricazione, ma il Tar Campania, nel 1979, e il Consiglio di Stato, nel 1982, annullarono gli atti adottati dalla Regione. Dal 1986, anno cui risale l’ennesima sospensione dei lavori, per consentire il consolidamento del costone roccioso, l’edificio è diventato un punto di ritrovo ad alto rischio, tra i pilastri di cemento armato una vera e propria discarica. Col tempo aumenta la pericolosità, determinata dalla caduta dei massi dal costone e dalla corrosione del mare. Si avvia un lento crollo del solaio e la staticità della costruzione è sempre più compromessa. Nel 1985 la Capitaneria di Porto di Castellammare di Stabia vieta il transito e la sosta di persone e imbarcazioni negli specchi d’acqua antistanti, entro una fascia di 150 metri dal piede del costone. Nel 1987 è approvato il Piano Paesaggistico della penisola sorrentina e il relativo Piano di utilizzazione territoriale che individua l’area di Alimuri come zona di tutela ambientale di primo grado, con divieto assoluto di edificare e trasformare il suolo. Sull’area vige anche un vincolo idrogeologico e l’Autorità di Bacino del Sarno inserisce il costone roccioso retrostante alla struttura tra le zone ad alto rischio. Dal 2003 si susseguono incontri presso la Regione Campania ai quali prendono parte tutti i soggetti a vario titolo coinvolti nella vicenda per avviare un’azione complessiva volta alla riqualificazione dell’area per conseguire i seguenti risultati: consolidamento del costone, delocalizzazione della struttura, demolizione del manufatto, riqualificazione dell’area. Fino ad arrivare ad aprile di quest’anno: “Quel mese– continua Elefante – l’amministrazione di Vico Equense ha trovato il modo per mettere fine a mezzo secolo di storia dell’ecomostro.. In tutti questi anni, sono stati numerosi i tentativi da parte di vari enti per giungere al traguardo della demolizione, tutti andati a vuoto. In realtà, è stata seguita una strada sbagliata, poiché basata su un presupposto falso. Si è sempre cercato l’accordo con i proprietari, dando per scontata la legittimità dell’opera. Abbiamo, invece, scoperto che l’immobile non è conforme all’unico titolo paesaggistico rilasciato nel ’63. Pertanto l’immobile è del tutto illegittimo”.
Poco più di un mese fa il Comune ha annullato l’accordo stipulato nel 2007 tra la società Saan, proprietaria della struttura, la Provincia di Napoli, la Regione Campania, il Comune di Vico Equense, la Soprintendenza ai Beni architettonici e paesaggistici e il Ministero per i Beni e le attività culturali, secondo il quale alla demolizione avrebbe dovuto far seguito la costruzione di un edificio dello stesso volume, su un altro sito da individuare. Abbattuto l’ecomostro, per il futuro, il Comune di Vico Equense intende rilanciare l’area senza contropartite per i proprietari.
“È ora – precisa l’assessore all’urbanistica Benedetto Migliaccio – di sgombrare il campo: dietro l’intervento di demolizione non c’è nulla, poiché la zona, una volta liberata, rientra tra le aree a più elevato vincolo conservativo dell’intera Costiera, la zona 1A”.
L’intera operazione di abbattimento prevede un costo di 230mila euro in danno alla proprietà e avverrà in soli cinquanta giorni. Poco più di un mese e mezzo, dunque, per buttare giù lo scheletro di cemento attraverso l’utilizzo di micro-cariche. In tal modo si procederà in primo luogo con l’abbattimento della struttura, poi la messa in sicurezza del costone per consentire agli operatori di intervenire con la rimozione delle macerie e il ripristino dello stato dei luoghi. Così, il 30 novembre, data stabilita per la deflagrazione definitiva del gigante di cemento, chiude un passato durato decenni.