Luca Bracali a Napoli con Fernando Alfieri
“Due giorni intensi e una grande esperienza che lascerà il segno nella mia vita professionale e in quella di tutti i colleghi fotografi e degli aspiranti che hanno incontrato Luca Bracali qui a Napoli”. Fernando Alfieri, uno dei più apprezzati fotografi napoletani, docente della Scuola di Fotografia del CSF (Centro Servizi e Formazione) racconta così il workshop con Bracali. Lo fa senza nascondere l’entusiasmo del professionista che ama il lavoro e che cerca, in tutti i modi, di accrescere la propria formazione.
Com’è nata l’idea di un workshop con uno dei fotografi italiani più famosi nel Mondo?
“Nella maniera più semplice. Il direttore del CSF, Tommaso Marrone, era in cerca di un evento per festeggiare i dieci anni di attività della Scuola di Fotografia e mi ha chiesto chi fossero i fotografi italiani di maggiore prestigio a livello internazionale. Gli ho fatto i nomi di Luca Bracali e Mario Testino. Mi ha chiesto di contattarli per organizzare un workshop di alto livello, da tenere qui a Napoli. Testino, forse troppo preso dai suoi impegni di lavoro, non ha risposto alla mia mail, mentre Bracali è stato gentile e disponibile da subito. Confermando ciò che già sapevo di lui: un vero professionista della fotografia, mai borioso e sempre pronto a condividere le tecniche che ha sviluppato con altri fotografi”.
Vista la passione di Bracali per la Natura e le sue battaglie a difesa del Pianeta era logico che il workshop fosse imperniato sul ‘Verde’?
“La foto naturalistica è anche una mia passione da sempre. Quindi, quando abbiamo deciso il tema del workshop con Bracali c’è stata una perfetta identità di vedute”.
Come si è svolto l’incontro e da chi era formato il gruppo?
“Due giorni con due tappe diverse. Il primo giorno siamo stati all’Orto Botanico di Napoli e il secondo giorno all’Oasi di Lago Patria della Lipu”. Il gruppo era formato da fotografi professionisti e quattro allievi scelti tra le mie due classi della Scuola. In totale 18 persone. Più Bracali, ovviamente. La prima giornata si è aperta con una lezione di Bracali di circa tre ore, in cui ha mostrato una serie di documentari e di immagini realizzati in oltre vent’anni di attività, in 131 Paesi diversi. Poi sono state illustrate le tcniche che ha sviluppato e le attrezzature che utilizza”.
Ho sentito di un obiettivo spropositato…
“Si tratta di un 800 millimetri. Un pezzo di alta tecnologia che, in mani esperte, diventa uno strumento prezioso. Debbo sottolineare che Bracali, nell’Oasi di Lago Patria, ha messo a disposizione dei partecipanti al workshop questo obiettivo eccezionale. Cosa non comune, vista la gelosia innata dei fotografi per le loro attrezzature”.
C’è stato un esame finale?
“Non lo definirei esame. Bracali ha chiesto ai partecipanti di scegliere dieci foto ciascuno tra quelle scattate nei due giorni di lavoro e poi le ha commentate sottolineando pregi e difetti degli scatti. Ma ciò che ha colpito tutti è stata la scelta di Bracali di sottoporre all’esame anche dieci delle sue fotografie scattate durante il workshop. Un esempio della capacità di mettersi in discussione sempre per poter crescere e migliorare”.
So che, qualche giorno dopo la chiusura del workshop, Bracali le ha scritto un messaggio di complimenti…
“Si. Un’attestazione inattesa che ho gradito molto. Avevo postato su internet alcune immagini dei due giorni di lavoro e lui mi ha scritto: ‘A vedere un’immagine come questa e le successive che hai postato, mi viene da chiedere se io sono il maestro, tu chi possa essere Fernando Alfieri. Non a caso i tuoi allievi ti chiamano professore e hanno perfettamente ragione. Con gli scatti che hai pubblicato, Fernando, dimmi chi possa pensare il contrario?”
Sempre in tema di messaggi, il workshop ha ricevuto complimenti anche dai tuoi allievi?
“In particolare, uno dei miei studenti ha postato un messaggio che mi ha riempito di gioia. Ha scritto: Credo di aver capito solo oggi che cosa sia l’amore verso la fotografia. Sto crescendo, lo vedo io e lo vedono gli altri, e lo devo a voi… Fernando Alfieri, Luca Bracali, Csf Formazione Mediazione, persone uniche che mi hanno dato molto di più dei parametri che vuole una reflex. Mi hanno spinto a guardare nel mio cuore e ad esternare le mie emozioni in chiave fotografica! Voglio che il mio mondo ruoti sempre intorno a persone come voi. Vi stimo tantissimo”.
Rivedremo Luca Bracali a Napoli?
“Credo proprio di sì. Il direttore Tommaso Marrone ed io lo abbiamo invitato alla mostra evento Rock! 5, in programma al Pan, Palazzo delle Arti di Napoli, dal primo giugno al 14 luglio, nella quale saranno esposte anche le foto dei grandi della musica. Chissà, forse lo rivedremo in quell’occasione”.
Chi è Luca Bracali
Autore di cinque libri e vincitore di quattro premi in concorsi fotografici internazionali, 131 paesi visitati, Luca Bracali ha dedicato i suoi venti anni di viaggio alla conoscenza del nostro pianeta, cercando di cogliere attraverso le sue immagini le problematiche ambientali legate allo scioglimento dei ghiacci. Specializzato in reportage estremi in artico e antartico, Bracali nel 2009 è stato l’unico reporter a raggiungere il Polo Nord geografico in una eco-spedizione sugli sci.
Ha pubblicato innumerevoli servizi su riviste di cultura, sport e viaggi, mentre le sue missioni artiche sono state documentate in oltre 40 interviste radiofoniche e televisive con dirette satellitari. I suoi incarichi lo hanno portato a lavorare a fianco dei più importanti scienziati e ricercatori polari e dal 2008 è membro dell’Apecs (associazione giovani scienziati polari) per i contributi diffusi a livello mediatico. Il 2010 segna il debutto di Bracali nel mondo della fotografia d’arte e le sue immagini vengono esposte in musei e gallerie di Roma, Sofia, Odessa, Kiev e New York.
Dal 2011 la sua attività si estende anche a livello televisivo, diventando conduttore per un programma di viaggi in onda su Sky e di regista per una rubrica settimanale su Rai 1. Fra il 2012 e il 2014 tre suoi reportage sul restauro dei Moai nell’isola di Pasqua, sulla base artica “Dirigibile Italia” e sui più grandi radiotelescopi della terra, vengono pubblicati da National Geographic.