Le “Prigioni” di Giuseppe Rosano

Le “Prigioni” di Giuseppe Rosano

 Giuseppe Rosano

Giuseppe Rosano

Il 9 novembre 2015, all’interno dell’ex Opg occupato di via Imbriani, è stata inaugurata la mostra pittorica “Prigioni” di Giuseppe Rosano, artista napoletano di 61 anni, ex internato nell’Ospedale psichiatrico giudiziario. Rosano ha cominciato a dipingere nella seconda metà degli anni ’70.

Le opere di  Giuseppe Rosano

Le opere di Giuseppe Rosano

Nella sua carriera ha esposto in diverse città d’Italia, tra cui Napoli, Firenze, Milano, Riccione, Sicilia, oltre che in Francia, a Cannes e a Nizza, e a New York. Diversi i riconoscimenti ricevuti negli anni, soprattutto all’inizio degli Anni 2000, apice della suo percorso artistico, tra cui l’Oscar delle arti visive, la Dea alata, la Gran targa d’oro grandi firme e il Premio internazionale città di Milano.

Le opere di  Giuseppe Rosano

Le opere di Giuseppe Rosano

Alla fine degli Anni ’90, a causa di un’aggressione, inizia il suo percorso all’interno degli Opg. Prima a Reggio Emilia, poi ad Aversa, intervallati da un breve esperienza in comunità. L’internamento rappresenta una brusca frenata nella carriera di Giuseppe Rosano, che all’interno degli Ospedali psichiatrici non riesce più a dipingere. Dal 2010 è un uomo libero e cerca di riprendere il percorso artistico interrotto bruscamente per oltre dieci anni. Lo stile di Rosano si caratterizza per l’utilizzo delle spatole da imbianchino e la scelta di colori forti. I protagonisti dei suoi quadri sono l’uomo, la sua psiche e ciò che l’artista stesso definisce “inconscio collettivo”.

Giuseppe Rosano

Giuseppe Rosano

La mostra “Prigioni”, nata da un’idea dei giornalisti napoletani Massimo Romano e Annalisa Rea, conosciuti durante la realizzazione di un reportage sulla chiusura degli Ospedali psichiatrici giudiziari, resterà aperta al pubblico fino al 22 novembre (dalle ore 10 alle 22). E’ stata realizzata grazie alla collaborazione dell’associazione “Je so pazz” nell’ambito del Festival dei diritti umani. Il titolo si presta a diverse letture: la prima è sociale, perché la vita di Giuseppe Rosano dimostra come le strutture per la cura del disagio mentale non permettano nessun tipo di riabilitazione, ma solo la mortificazione dell’essere umano; la seconda è artistico-filosofica perché, come afferma lo stesso pittore: “Viviamo spesso in una prigione senza sbarre, bloccati dalle convenzioni sociali, abiti mentali che ci imprigionano e ci impediscono di essere liberi”.

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