I greci indicarono la Strada del Cibo

Ricetta dell'antica Magna Grecia

Ricetta dell’antica Magna Grecia

Il cibo ha una funzione energetica, è il “carburante” che serve per dare forza al corpo, ma è anche legato a un aspetto più profondo, emozionale e spirituale. Anticamente, l’uomo considerava il cibo uno strumento congiunto e preposto alla salute del corpo. Non era ancora manipolato, trasformato e cotto in pentole. I greci furono i primi a occuparsi dello studio dell’alimentazione. Il medico Ippocrate, vissuto tra la seconda metà del V secolo a.C. e la prima metà del IV, considerava ogni alimento fattore di salute o causa di malattie. Un altro medico, che s’interessò di alimentazione, fu Galeno, vissuto nel II secolo. Egli consigliava una dieta ricca di vegetali, pesce e olio come condimento, perché salutari per l’organismo. Il vino veniva bevuto soprattutto durante i banchetti, allungato con l’acqua. Altre bevande erano il thè a base di erbe e l’idromele, una miscela di acqua e miele. Molto gradito ai contadini greci era, poi, il kykeón, una mistura di farina d’orzo e acqua, aromatizzata con la menta o il timo. Con l’avvento dell’agricoltura, i greci, interessati da un notevole aumento demografico, sentirono l’esigenza di spostarsi verso la terra, che sarebbe divenuta la Magna Grecia. Vino e olio furono i prodotti, ai quali sono legati il nome e il concetto di Magna Grecia. Italìa o Enòtria (da oinos, vino) era denominata la zona a Sud di Metaponto, considerata dai greci terra eccellente per la produzione del nettare d’uva.  Da fonti storiche, risulta che i popoli italioti, erano noti per la loro opulenza, tanto che a Taranto e Crotone risiedevano alcuni specialisti in diete, che dettavano le norme igieniche per la scelta e la qualità dei cibi. Si tramandano alcuni precetti di Herakleidas di Taranto sulla digeribilità di taluni cibi e sugli effetti afrodisiaci di altri. Altrettanto noti erano i cuochi, che spesso gareggiavano tra loro, scrivevano trattati di arte culinaria ed erano tenuti in gran conto nella scala sociale della polis.

Le carni venivano utilizzate soprattutto durante le cerimonie religiose ed erano riservate agli eroi. È noto che il culto degli dei, nella religione greca, si basava sull’offerta di animali, che venivano sacrificati sugli altari, nelle aree sacre, e poi consumati dopo la cottura, a seguito di procedimenti culinari specifici, in cui fegato, polmoni, milza, reni e cuore, ovvero le parti più preziose, venivano consumate per prime e dovevano essere arrostite allo spiedo, mangiate sul posto, senza sale e bollenti.

Il resto delle carni, bollite, poteva essere mangiato anche più tardi, sia sul posto che in qualche locale vicino, oppure consumate nelle case di coloro che, per avere partecipato al sacrificio, avevano beneficiato della loro distribuzione. In tutta la Magna Grecia, si consumavano grandi quantità di dolci, preparati e offerti durante le festività religiose e le cerimonie sacre. Di alcuni di essi sono satai tramandati i nomi e le ricette, come ad esempio la piramìs, dalla particolare forma a piramide, costituita da frumento arrostito e sesamo, impastati con miele, o il plakùs, di forma bassa e tonda, fatto di farina, noci, pistacchi e datteri. I pinakes, erano dei dolci di forma antropomorfa, cioè raffiguranti il corpo umano stilizzato. Essi, diffusi in Egitto e in Oriente, sono stati connessi al culto della Grande Dea e diAfrodite, e, a Locri, soprattutto a quello di Persefone, figlia di Demetra. Il cibo principe del passato fu, comunque, il pane: gli antichi ne hanno tramandato, infatti, almeno settantadue tipologie.

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