Goffredo Godi, l’ultimo paesaggista napoletano

Goffredo Godi, l’ultimo paesaggista napoletano

Se n’è andato, a 93 anni, senza rumore, come ha vissuto, Goffredo Godi, pittore di grande talento, che nella sua lunga carriera ha rivaleggiato con i “mostri sacri” dell’arte italiana del ‘900. Nato a Omignano, un piccolo centro del Cilento, studia e vive a Napoli fino agli Anni ‘70, quando si trasferisce a Roma. è considerato dalla critica uno tra gli ultimi, grandi paesaggisti italiani. Di seguito riportiamo l’articolo scritto, pochi mesi fa, dal nostro direttore editoriale, Donatella Rizzo, dopo una visita all’artista nella sua casa-studio della Capitale.

 

Goffredo Godi, autoritratto

Goffredo Godi, autoritratto

(di Donatella Rizzo) In un un quartiere “popolarresidenziale”, circondato dal verde, in una casa dove domina la luce e il silenzio, vive Goffredo Godi. Entrando nel suo piccolo appartamento si respira aria di quiete e serenità ed è proprio quest’ultimo elemento che caratterizza l’artista.  I suoi modi sono calmi e pacati, la sua gestualità testimonia una nobiltà interiore, che viene fuori prepotente appena inizia a parlare.

Eppure la sua vita non è stata facile, anzi, definirla dura sarebbe riduttivo.  Godi nasce a Omignano, un paesino di poche anime in provincia di Salerno, il 25 agosto 1920. Figlio naturale, viene adottato da una coppia di Ercolano, dove trascorrerà gran parte della sua vita. Vita, come dicevamo, non facile perché i genitori adottivi, persone estremamente semplici, possono garantirgli solo il necessario. Ma non ostacolano mai il suo talento, anzi si adoperano, come possono, per consentirgli di seguire la sua naturale predisposizione al disegno.

Goffredo Godi, I giardini del Quirinale

Goffredo Godi, I giardini del Quirinale

Fin da piccolo, quindi, Godi deve lavorare come apprendista sarto per permettersi “il lusso” di studiare ed è proprio nello svolgimento di un tema, nel quale deve parlare della sua famiglia, che il maestro, gli rivela brutalmente di essere figlio adottivo. Questa rivelazione, che avrebbe potuto portagli conseguenze negative sul carattere, in Godi si trasforma in positivo, in un senso di gratitudine immensa verso quei genitori che lo hanno voluto, accettato e amato; tanto grande da non volere mai, neanche in seguito, approfondire e cercare padre e madre naturali.

È questa la magia di Godi, saper scovare il bello e il positivo dovunque, in ogni volto e in ogni luogo e in ogni situazione.  Potremmo dire che questo è l’elemento che lo lega alla sua terra d’origine, il Cilento, terra dai tempi lunghi, che può soffermarsi ad analizzare con calma, mettendo in pratica quelle che sono le sue caratteristiche, l’altruismo e l’empatia. Terra dove la partecipazione è corale.  Godi vuole comunicare amore e lo fa nei sui dipinti, dove il blu e il verde predominano. Il blu colore della comunicazione e il verde quello dell’equilibrio e dell’amore. La purezza del fanciullo che in lui permane, viene estrinsecata anche attraverso i suoi dipinti, dove la realtà non si trasforma in forme astratte, ma è riproposta nella sua totalità facendo emergere il bello, scovandolo e riproponendolo attraverso la sua vista interiore.

Goffredo Godi, pescatore

Goffredo Godi, pescatore

Il luogo comune sulla sofferenza degli artisti, ispiratrice dell’arte stessa, in Godi non esiste, perché egli lo ha superato nelle vicende drammatiche della sua vita, che gli hanno fatto capire e apprezzare i valori reali che a essa appartengono.  Lui vive per la sua arte, ha sempre vissuto per l’arte, da bambino povero, quando disegnava per diletto, riuscendo a raggranellare pochi spiccioli con riproduzioni di ritratti dalle fotografie; da soldato quando si scaglia contro il suo capitano di battaglione, chiamandolo incivile, per difendere il suo cavalletto, individuato come legna da ardere. Poi ancora, in campo di concentramento a Limburgo, dove rischia più volte la vita per procurarsi la margarina, che amalgamava con le basi che riusciva a trovare, per ottenere i colori. Non riusciva a non dipingere.

Oggi, alla sua verde età, questo “grande vecchio della pittura italiana”, rifiutato dai genitori naturali e pressoché sconosciuto nella sua terra, ha saputo ribaltare il suo destino senza clamori, facendosi apprezzare ovunque, allestendo oltre una ventina di mostre personali in varie città ed esponendo in importanti rassegne nazionali, tra le quali la Quadriennale di Roma.  Godi insegnante e allievo. Ha trasmesso la sua arte dalle cattedre di diversi licei napoletani e romani, è stato allievo di Giuseppe Palomba, uno dei discepoli di Cammarano, alla scuola di incisione su corallo di Torre del Greco. Ma è stato anche il migliore allievo del pittore Emilio Notte, uno tra i primi futuristi italiani.

 

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