L’illegalità che parte dalle Istituzioni
Se dico che a Napoli c’è un’illegalità diffusa scopro l’acqua calda. Tutti i napoletani lo sanno, perché ci convivono, ogni giorno. Spesso loro malgrado. Ma se dico che questa illegalità spesso parte dalle stesse istituzioni che amministrano la Città (volutamente non ho utilizzato il verbo governare!), la cosa diventa assai più grave. Purtroppo, però, risponde a verità. Senza scendere nel dettaglio dei tanti servizi comunali fantasma, che dovrebbero essere offerti ai cittadini in cambio delle tasse pagate, basti esaminare la situazione delle strisce blu per il parcheggio a pagamento.
A Napoli un quartiere vale l’altro. Dappertutto è la stessa storia: pur di incassare i soldi della sosta, le strisce blu sono state disegnate dappertutto e molto spesso in contrasto con le regole della sicurezza e del buon senso e a volte anche in aperta violazione delle norme del codice della strada. È il caso di strisce blu disegnate addirittura sulle strisce pedonali (l’immagine è in questa pagina). L’automobilista che sosta in quest’area se paga il ticket per il parcheggio, può essere multato per aver occupato le strisce pedonali. Se non paga il ticket di multe se ne ritroverà due: quella dei vigilini e quella dei vigilili urbani. Insomma, per una palese violazione del codice della strada da parte del Comune, a pagare è sempre il cittadino-automobilista nel ruolo del “pollo da spennare”. Ma l’elenco potrebbe continuare con strisce blu disegnate subito affianco alle strisce pedonali, impedendo una sufficiente visuale di sicurezza, con spazi di sosta gratuiti obbligatori ricoperti da strisce blu. O ancora con strisce blu disegnate in strade tanto strette che non lasciano alla circolazione gli spazi minimi di careggiata previsti dal codice della strada. Un campionario di illegalità di tutto rispetto.
La domanda che dovrebbe porsi l’amministrazione comunale è: “Come pretendere dai cittadini il rispetto di leggi e regolamenti se siamo noi i primi a non rispettarli?”. È ovvio che questa domanda non ha risposta, perché, almeno per il momento, nessuno tra gli amministratori partenopei è disposto a porsela.