La Madonna nera di Positano
Al centro di Positano, si staglia maestosa, con la grande cupola maiolicata, la Collegiata di Santa Maria Assunta, che domina come una grande madre sulle altre costruzioni e sulla spiaggia del rinomato centro turistico della costa amalfitana non a caso chiamata “divina”. La chiesa si presenta oggi imponente, mentre in passato possedeva una sola navata, ed è ancora visibile parte del pavimento in mosaico di stile bizantino. Sull’altare maggiore è collocata un’immagine di una Madonna nera con Bambino, dipinta su tavola di cedro di Bisanzio, giunta per miracolo nel XII su di una nave, che per ripararsi da una violenta tempesta, trovò rifugio nella baia di Positano. All’improvviso ai marinai parve udire una voce: “Posa, posa”. Per questo prodigio, che il capitano interpretò come manifestazione della volontà della Vergine di restare in quel posto, l’icona fu accolta dagli abitanti di Positano come un segno divino e rimase custodita presso la chiesetta di San Vito, in attesa di costruire un tempio in suo onore nei pressi della spiaggia.
Dal libro La chiesa di Santa Maria in Positano di Angelo Raffaele Celentano che ha ricostruito tutte le vicende storiche del complesso religioso, apprendiamo che la Cattedrale è un esempio di stratificazione culturale e religiosa che probabilmente affonda le sue radici nel periodo arcaico. Ben cinque sono state le fasi di trasformazioni documentate a partire del XVII secolo sopra l’impianto originario, risalente al XII secolo. Due sono gli eventi principali derivanti da fonti storiche: il primo verificatosi intorno alla metà del X secolo con l’arrivo a Positano di un gruppo di profughi pestani, i quali si sarebbero insediati in questo luogo, portando con sé il culto per San Vito. Alla fine dello stesso secolo, il secondo evento è la decisione della comunità dei benedettini di fondare nello stesso luogo dove con alta probabilità preesisteva un tempio dedicato alla Madre, un monastero con annessa una chiesa intitolata alla Vergine. Successivamente, da un documento conservato nell’archivio parrocchiale, ad opera di Giovanni II vescovo di Amalfi, possiamo affermare che il 14 giugno 1159 fu costruito il nuovo tempio, eretto con l’arrivo dell’icona.
Per capire la locazione della chiesa primeva, bisogna ricorrere ancora una volta alla tradizione popolare, la quale testimonia che dopo il prodigioso arrivo a Positano, l’icona della Madonna fu collocata nella parrocchiale di San Vito, ma il giorno dopo scomparve. La ritrovarono poco lontano su di un cespuglio di mirto, questo fatto fu preso come richiesta della Madonna di far erigere il suo tempio proprio in quel luogo e così iniziarono ad edificare la nuova chiesa. In tempi più recenti, gli anziani di Positano raccontavano che sotto la chiesa di Santa Maria vi era un’altra chiesa nella quale quel cespuglio di mirto avrebbe continuato a vegetare per molto tempo. A seguito di scavi, negli Anni ‘40-’50 verso est, è stato ritrovato un ambiente sotterraneo. Attualmente gli ipogei di Positano rappresentano un caso di stratificazione architettonica eccezionale, che consente la lettura di duemila anni di storia e affondano le proprie radici nell’arcaico e più sconosciuto passato.
Le cripte si collocano in aree e su quote differenti sotto la chiesa madre: la prima struttura, più ampia e articolata, è posta in coincidenza dell’attuale Oratorio e della zona sinistra della Chiesa; l’altra si pone sotto l’area della cupola e dell’abside. Nel 2004, durante i lavori di restauro della cripta all’interno della chiesa Madre di Positano, fu riportata alla luce una villa romana ricoperta dalla lava del Vesuvio, costruita in un periodo compreso tra il I secolo a.C. ed il I secolo d.C., il suo proprietario originario dovrebbe essere il liberto Posides Claudi Caesari. Splendide sono le immagini affrescate sulle pareti della villa come ippocampi, colonne dorate, grifoni, amorini a cavallo e un bellissimo Pegaso alato. L’opera, che è in fase di restauro, una volta riportata completamente alla luce è destinata a diventare una delle principali attrazioni archeologiche del territorio nazionale.
Dalla tradizione di Positano, apprendiamo che la Madonna scelse il luogo del suo tempio proprio sul cespuglio di mirto, pianta considerata, nelle tradizioni di tutti i popoli mediterranei e dalle più antiche fonti classiche, simbolo di femminilità. Si testimoniano usanze legate alla fecondità durante i banchetti nuziali, in ricordo della dèa dell’amore, Afrodite. Plinio ne segnala infatti le proprietà afrodisiache, chiamandolo myrtus coniugalis. In epoca romana, nelle monete repubblicane, Venere veniva raffigurata con in mano un ramoscello di mirto, a testimoniare che un antico culto, probabilmente legato alla Grande Madre, resistette nell’immaginario mitologico sino alla tarda latinità. I culti della Mater e altri antichi culti femminili, si respirano ovunque nella terra di Positano e dove le fonti documentate si fermano, bisogna ricorrere al mito, alla tradizione, che và oltre la dimensione dei fenomeni storici, e sono propriamente una “metafisica” della storia. L’archetipo più importante nelle antiche religioni pagane è quello della Grande Madre, la divinità femminile primordiale terrena e celeste, figura regnante nella zona di Positano, terra di Sirene e quindi di Sapienza, dove l’elemento femminino si respira nell’essenza più profonda nelle sue grotte mesolitiche, nelle sue caverne, che rappresentano i più antichi luoghi di culto dell’umanità. All’interno della grotta, attraverso il contatto con la Madre terra, l’uomo cerca le forze cosmiche che hanno generato l’universo, che rappresentano un mistero. Dentro la Madre terra è infatti presente il flusso energetico e vitale, lo slancio interiore che serve all’uomo per ascendere.
All’interno delle caverne, considerate un vero e proprio utero, la Grande madre diverrà la mediatrice tra l’umano ed il divino, tra il corpo e lo Spirito. È questo il senso delle Madonne nere medievali, nere come la terra, perché in esse era ancora presente la Grande Madre pagana, trasformata pur con profonde differenze in Maria. Ancora oggi le Madonne nere, come quella di Positano, la cui prima casa non dimentichiamo è stata una cripta, sono considerate miracolose e sono oggetto tra i fedeli di una particolare adorazione. La Madonna nera ha in braccio un bambino, ovvero la Madre attraverso il suo Amore partorirà il Cristo o Luce Spirituale. Questa quindi è la profonda essenza del Natale, ed ecco perché questa festa ci prende il cuore e siamo mossi a commozione davanti l’immagine del presepe che è una grotta, dove la purezza di Gesù Bambino e la Splendida Maria sembrano fatti di Luce, perché questa gioia è dentro di noi e fa parte del nostro archetipo universale. Molte le probabilità che le feste agostane, oggi legate al culto mariano, siano da ricercare nell’ascensione in cielo della Grande Madre celeste e nei culti della Dèa egizia Iside. Di fatto le Madonne più venerate e importanti, si festeggiano tutte il giorno di ferragosto. A Positano la festa della propria Madre inizia il 14 di Agosto con la celebre Alzata del Quadro. Un tempo i fedeli entravano quasi in uno stato di follia, oggi la cerimonia è meno delirante, più composta, ma credo che il brivido che corre lungo la schiena come raccontano gli abitanti di Positano è il segno di come la Madre, che tutti noi acclamiamo e invochiamo, ci appartenga e rappresenti la bellezza e il mistero più profondo.