Ho ritrovato la gente vera a Scampìa
Ho ritrovato la gente vera. In un mondo molto lontano dalle chiacchiere sul debito pubblico, dagli scontri tra i partiti, dalla crisi tremenda che vivono solo alcuni e che altri non comprendono. Insomma, mi é sembrato di essere distante mille miglia da quelli che, soprattutto televisione e giornali, ci hanno imposto come temi principali della vita quotidiana. Ho ritrovato la gente vera a Scampìa, il quartiere simbolo del degrado urbano, nido di una spietata criminalità organizzata. Qui, in uno dei pochi presidi dello Stato su territorio, nell’Itis Galileo Ferraris, ho riscoperto un’umanità meravigliosa, fatta di persone comuni che, nonostante la crisi, i messaggi deprimenti dei tiggì, la disoccupazione, l’impoverimento progressivo dei ceti medi e bassi, continua a vivere con entusiasmo e fiducia, continua a costruire, continua a guardare al futuro con gli occhi di sempre. Con semplicità. L’occasione per mischiarmi a loro mi é stata data da un amico, Raffaele Picardi, filantropo per vocazione e presidente dell’associazione Italia PER il Mondo. Mi ha trascinato alla manifestazione a favore di Telethon, per contribuire alla ricerca e alla lotta contro le malattie genetiche, organizzata dalla scuola di Scampìa. Qui, tra musiche, canzoni, sketch teatrali e di cabaret esilaranti ho apprezzato professionalità e bravura inattese, un’organizzazione perfetta, ma soprattutto la contagiosa voglia di divertirsi e ridere, facendo qualcosa di serio e di utile per gli altri. Tra studenti, insegnanti e pubblico, è stata come una grande festa in famiglia. Una festa che ha catalizzato l’interesse di tutti sull’attenzione che bisogna mantenere verso i più deboli e i più bisognosi di aiuto e solidarietà. E, guarda caso, quest’offerta di aiuto a favore degli altri è partita proprio da un’area individuata, da sempre, come quella che ha maggiore bisogno di essere aiutata e non da un quartiere ricco, quelli della Napoli Bene, dei marciapiedi puliti, delle strade senza buche, dello shopping sfrenato. Tanto per intenderci. Studenti e professori dell’Itis Galileo Ferraris, guidati dal dirigente scolastico Alfredo Fiore, sanno fare la differenza. Loro puntano sulla persona umana e non stanno al gioco della globalizzazione, che al centro di tutto pone il denaro. Questi ragazzi e i loro insegnanti il denaro lo considerano come un semplice strumento e non come un fine. Infatti, ne hanno raccolto un bel po’, ma per donarlo a chi ne ha più bisogno di loro. Ho scritto di aver incontrato gente vera e semplice, ma ciò non vuol dire persone di minor peso e qualità. Ciascuno di loro, come uomo, come individuo, appare un gigante, ad esempio, se confrontato ai soliti volti noti che il piccolo schermo ci propone ripropone, in tutte le salse e tutti i giorni dell’anno. Tra i muri del Galileo Ferraris ho verificato quanto sia lontana questa realtà, che ho toccato con mano, dagli stereotipi che la globalizzazione, intesa anche come massificazione culturale, vorrebbe imporci. Ho verificato, se ce ne fosse stato ancora bisogno, quanto sia finto e distante dalla gente unconfessionale del Grande Fratello tivvù, con i suoi principi di competizione e sopraffazione, con la sua ignoranza come legge sociale, col suo sottolineare denaro e potere quali obiettivi fondamentali. Una volta ritornato in strada, però, l’entusiasmo della scoperta (ma sarebbe meglio dire riscoperta) si è spento e ha lasciato il posto a un interrogativo, che dovremmo porci tutti: com’è possibile che un Paese di gente tanto meravigliosa, intraprendente e capace sia ridotto come l’Italia di oggi? Nella risposta a questa semplice domanda, che forse già tutti abbiamo dentro di noi, potrebbe nascondersi la possibilità di rinascere. Più forti e coesi di prima. Più rispettosi dell’Ambiente, dell’uomo e dei suoi diritti.